Fabrizio De André era convinto che la bellezza avrebbe potuto, se non proprio salvare l’uomo, almeno aiutarlo a vivere. E proprio per questo, diceva Fabrizio, l’artista avrebbe dovuto avere un ruolo fondamentale nella società: anticorpo del potere, in grado di trasformare la realtà, a seconda del mezzo scelto, in poesia, in pittura, scultura, danza, teatro, senza distinzioni tra arti maggiori e minori. A 16 anni dalla morte di De André, l’Accademia delle Belle arti “Mario Sironi” di Sassari dà vita, con la mostra FaberFABER, a un progetto davvero originale, mai realizzato sinora in Italia, ideato dai docenti Sisinnio Usai e Federico Soro. Un progetto approvato dalla Fondazione De André che interverrà con la sua presidente Dori Ghezzi, moglie di Fabrizio, all’inaugurazione dell’iniziativa, il 29 aprile, nelle sale espositive del MAS.EDU di Sassari, di recente affidato all’Accademia.
E’ un percorso multimediale che coinvolge gli studenti in un progetto didattico interdisciplinare. Per molti di essi, nonostante la giovane età, De Andrè – oltre che un mito – è un esempio etico, di serietà e coerenza professionale. Da qui la volontà di dar vita a una sorta di “grande officina del fare creativo”, estesa al rinnovamento dei diversi linguaggi contemporanei, dalla pittura alla scultura, dalla fotografia alla videoarte.
Seguendo il filo rosso della densa poetica di Fabrizio De André, e sulla scorta degli straordinari spunti creativi annidati nelle sue canzoni, gli studenti e i docenti (anche quelli che sono passati da quest’Accademia negli anni) si confrontano in un articolato processo creativo in un tempo didattico lungo più di un anno. Fra cicli di lezioni pluridisciplinari, laboratori aperti ed esperienze extra – curriculari, il percorso, oltre che un indimenticabile esito formativo per gli studenti, prenderà corpo in una esposizione-evento che resterà aperta sino al 30 giugno.
Un modo di raccontare De André che forse sarebbe piaciuto anche a lui, amante di ogni forma di espressione artistica. Un percorso espositivo che non può non arrivare anche alla musica con “Marinella” rivisitata in logudorese e i quadri sonori dell’ensemble del Conservatorio Luigi Canepa. Le canzoni di De André restano tutte di estrema attualità, proprio come succede ai classici.
Un comune denominatore domina le sue opere che hanno al centro i vinti, gli ultimi, la tensione morale contro l’ingiustizia e il desiderio di cambiare il mondo in meglio. Lo stesso intento che i curatori della mostra hanno avuto nel realizzare un progetto sviluppato da studenti e docenti, coinvolgendo Sassari - e tutta la Sardegna - nella grande opportunità di poter riflettere sull’opera di De André interpretandola con i diversi mezzi espressivi.